Diario di una settimana d’amore
Lunedi 26 ottobre prendiamo la decisione.
Martedi 27 ottobre contattiamo Andrea che ci dà disponibilità per il giorno e l’ora che desideriamo.
31.10.15 ore 9
È il momento della giornata nel quale Byron fa un sonno molto profondo.
Il desiderio è quello di farlo passare da sonno a sonno.
Forse il terrore è quello di incontrare i suoi occhi.
Io da mercoledi 28 ottobre sento il suo odore anche in sua assenza.
Ho avuto un episodio e ho sorriso pensando che…sento le voci…
Ma poi gli episodi sono diventati più d’uno.
Si ripetono. Per cui ho smesso di sorridere e ho iniziato a riflettere sul mio corpo e ad ascoltarlo molto attentamente. La mente purtroppo non è lucida, per cui lei la lascio stare, è giusto che vaghi.
Sto cercando di controllare il pianto. Penso a Byron e mi sale il magone. Questa cosa da agosto. Ininterrottamente.
Piango molto, moltissimo. Vorrei sapermi controllare di più. Ma faccio proprio fatica.
Pochissime persone sanno cosa accadrà, questo mi aiuta. In verità non lo sa nessuno. Lo sanno solo Elena ed Andrea. Loro ci stanno aiutando, tantissimo.
Certe cose da soli non si possono affrontare.
Non l’ho detto neanche a mia mamma.
Non so come fare a dirglielo. Con la voce non credo che ci riuscirò. Ma mia mamma non ha modo di leggere i messaggi, non posso neanche scriverle. Per cui anche questa è una prova da superare.
Devo decidere se chiamarla prima e farla soffrire anche per l’attesa o chiamarla dopo e farla soffrire per l’evento. In entrambi i casi non avrò voce e lei si spaventerà. Potrei far chiamare Kristian.
Ma devo farlo io. E’ il suo Bayrotto… lei lo ha sempre chiamato così. Si chiama così Byron anche grazie a lei.
Byron è arrivato il 18.02.2012 col nome Hero. Ma lei non voleva, non sapeva pronunciare Hero correttamente e invece Byron le piaceva tanto. Bayrotto poi è diventato il suo vezzeggiativo.
In verità ora…da quando la malattia è diventata cattiva, lo chiamiamo tutti Bayrotto, con dolcezza.
È tanto che la mia famiglia non supera un lutto. E per noi Byron è un lutto molto grande.
Ho perso tutto l’appetito. Non mangio da due giorni. Faccio colazione, null’altro.
Non sto fumando più del solito. Questo mi fa capire che non sono stressata, come dice il mondo moderno.
Andrea sarebbe orgoglioso del lavoro che sto facendo sulla mia persona, ma non glielo dico. Lui lo sa.
Da oggi, giovedi 29, ho iniziato ad assumere il Transition degli Australian Bush Flower.
L’ho preso alle 13.
Andrea è contrario, vuole che io affronti questa esperienza senza filtri e senza interferenze.
Arrivata qui la devo vivere fino in fondo.
Io vorrei solo non aver sempre fiumi di lacrime in gola, vorrei solo placare tutta quest’acqua.
Mi ascolterò, non voglio nemmeno io perdere emozioni. Per cui smetterò. Se sento che divento diversa da come sono.
Vorrei solo piangere meno.
Stasera do i fiori a Kristian e a tutti i cani. Byron compreso.
In verità solo dopo due ore mi sento molto calma, sto scrivendo senza avere gli occhi annebbiati.
Questa lucidità mi fa stare bene. Per cui continuo.
Kristian dovrà fare la fossa nel terreno. Dovrò dargliene di più.
Credo che sia un momento fra i più tragici.
Ma aspettiamo , forse vivendolo lo troveremo molto diverso da come lo sto pensando ora.
Una cosa incredibile è la faccenda della canzone. Sto pensando alla canzone di Byron da mesi.
Ne ho trovate già una decina. Per cui oggi ho deciso, Byron avrà mille canzoni, non riusciamo a fermarci su una.
Ho avvertito solo un’amica. Vera. Che abita lontano. Ho bisogno di equilibrio. Di maturità e saggezza.
Di rispetto.
Le ho chiesto di non scrivermi, non telefonarmi, di non fare nulla.
Il telefono è rimasto muto, come ho chiesto.
È una grande amica. Altre avrebbero mandato faccine di ogni genere, niente parole, faccine.
Lei non ha mandato nulla.
Sono felice di questa cosa, tanto.
Anche questa è una prova.
Stamattina ho chiesto ad un’altra amica di darmi tregua, di darmi modo di vivere la mia vita e di non ascoltare sempre e solo la sua, non ha capito.
Proprio ieri mi sono chiesta da quanto tempo certe persone non mi chiedono come sto.
Me lo sono chiesto quando Kristian ha comunicato ai suoi figli la notizia.
A parte l’immenso dolore, la prima cosa che hanno chiesto al papà è stata come sto io. Due adolescenti.
Che non sono neanche figli miei. Forse è proprio per questo.
E così mi sono fatta la domanda…. Da quanto tempo le persone non mi chiedono come sto ?
Mi chiedono come sta Byron. Ma Byron sta bene. Lui non sa. Lui non soffre.
Invece io tanto. So tutto. Da sempre.
Ho programmato tutti i post della pagina FB. Fino a domenica. Sembrerà una cavolata. Ma mi ha aiutato tanto a vivere il futuro. A scandire un tempo non vissuto.
Lunedi volevo che non arrivasse mai sabato.
Ora voglio solo che sia sabato pomeriggio.
Domani è venerdi. Venerdi 30 ottobre.
Sento che vivrò sospesa, mi sento già sospesa. Leggera.
Il magone sta al suo posto. Le lacrime anche.
Poi c’è chi non crede nei fiori…
Oggi è venerdi 30.10.2015 e oggi posso dire DOMANI…
Quando programmi una cosa il tempo assume una forma strana.
Lunedi sembrava mancasse tanto, lunedi credevo di poter ancora cancellare, rimandare.
Ma oggi, dicendo domani, ho proprio la sensazione che indietro non si torna più.
Oggi ho chiesto un favore ad una persona che non conosco se non virtualmente.
Lei ha capito e non chiede nulla.
Che belle persone mi circondano. Sono una donna fortunata.
L’ho detto a mia mamma. Ho pianto. Ha pianto anche lei. In silenzio. Bayrotto.
Ho riattaccato senza dire nulla. Lei ora piangerà con me fino a domani.
Mi ha chiesto solo due cose. Se soffre e dove lo seppelliremo.
Non soffre, lui non sa nulla, nel bosco.
Non so come dire, ma questo mi rende felice.
Mia mamma fa parte della generazione dei cani fuori. Byron è stato il primo a salire sul suo divano.
All’inizio faceva fatica a capire perché avevo stravolto la mia vita per lui.
Quando il suo ultimo gatto è morto, mio papà le ha imposto di non avere più gatti finché c’era Byron.
Kristian non farà la buca. Stamattina è andato nel bosco, mi ha mandato tante foto.
Abbiamo chiamato uno dei ns. dipendenti, la farà lui. E’ meglio così. Non volevo che Kristian avesse questo compito. Stamattina abbiamo deciso che sotto gli metteremo il suo cuscinone.
Oggi i Fiori fanno fatica a fare effetto.
Ieri sera K mi ha obbligato a mangiare. Ne avrei fatto a meno.
Solo innamoramento e dolore tolgono l’appetito così tanto.
Ora però vorrei che fosse già domani sera.
Ho desiderio di andare a casa e togliere tutte le cose di Byron.
Credo di volermi proteggere, togliere tutto quello che me lo ricorda.
Oggi in ufficio abbiamo spostato degli scaffali.
Saltano fuori goccette di sangue di Byron ovunque. Quelle non le tolgo.
Non lo diremo ai ragazzi in ufficio. Glielo dirò domani via messaggio.
Oggi no. Sono troppo legati a Byron. Voglio che passino una bella serata.
Non so se dormirò con Byron stanotte. Non so se dormirò stanotte.
Probabilmente vorrà dormire Kristian con lui.
Sarà giusto così.
Invece sono arrivata a casa e non ho avuto più voglia di togliere le cose di Byron.
Kristian ha fatto la buca. In due. E’ stato un lavoro duro, in tutti i sensi.
Il bosco non è così generoso. Vuole proteggersi.
Quando Kristian è salito verso casa ha trovato Byron ad aspettarlo sul cancello.
Byron non ha mai fatto queste cose, neanche quando stava bene. Lui non ti aspetta mai.
Sei tu che aspetti lui.
Stavolta invece lo ha guardato in faccia.
E così ora è tutto diverso. Lui sa.
Però è felice.
Abbiamo fatto di tutto, egoisticamente ed in modo scioccamente celebrativo, per dormire tutti in salotto l’ultima notte.
Ma Byron ha sempre dormito nella sua stanza. E così ha fatto anche l’ultima sera.
Per cui siamo scesi assieme, ci siamo messi a dormire.
Il suo respiro è calmo, calmissimo , mi culla.
Voglio fissare dei ricordi, voglio rivivere la nostra vita con Byron, voglio far fare alla mia mente un viaggio.
Il magone esplode. Poi improvvisamente, non so perché, davvero non lo so, mi faccio una domanda sciocca.
“Ma perché stai piangendo ?”
È di una banalità sta domanda mi dico… però capisco che non è vero… semplicemente perché la risposta non è immediata. Devo fare un lungo viaggio con la mente per darmi la risposta vera.
E lì mi do una risposta disarmante per me.
Non sto piangendo perché mi mancherà.
Piango perché gli voglio bene.
Su questa risposta e su come ci sono arrivata potrei scrivere un libro.
E da questo momento, non so come dire, succede qualcosa dentro di me.
Consapevolezza.
Si può voler bene anche a chi non c’è più ? Certo. L’amore non è mica solo baci, abbracci, carezze e gesti.
Io posso continuare ad amare Byron. Per sempre. Non parlavamo mica io e lui. Per cui possiamo amarci. Solo le persone hanno bisogno di fisicità. Di dialoghi. Di parole.
Io e Byron no.
All’inizio sicuramente sarà difficile perché prendersi cura di lui, da diversi mesi, occupava molto tempo, e quel tempo sarà vuoto dopo, però nessuno mi vieta di non far cambiare nulla nel mio cuore.
Se me lo avesse detto qualcun altro, avrei risposto che la retorica mi annoia.
Invece ci sono arrivata da sola. Facendomi una domanda.
Dandomi una risposta.
Ho smesso di piangere.
E sono stata pervasa da una grande pace, oserei dire gioia.
Come quando trovi da solo la soluzione ad un problema che ti tormentava la vita.
Tutto al suo posto, tutto giusto.
Ed il respiro di Byron, dolce, lento, regolare. Perfetto.
Tutto a dirmi che alla fine non sarebbe cambiato proprio niente, dentro di me.
Ed intanto arriva l’alba.
È il 31.10.2015.
Andiamo a fare colazione tutti assieme.