“ Un cane non sostituisce un figlio, o si ?”
Ho passato un periodo della mia vita senza cani. Per una serie di faccende.
Ma soprattutto perché quel periodo combaciava esattamente con l’età critica, quella nella quale non ti chiedono più perché non hai figli, perché è evidente che sei oltre la soglia consentita, ma se ti prendi un cane la conclusione è talmente facile da essere banale.
Ti sei presa un cane perché non sei riuscita ad avere figli.
Sfigata.
E spiegare tutto a tutti è difficile, quasi sempre impossibile.
La fregatura è che non ti sei ancora liberata di tutti i pregiudizi, per cui un po’ ci pensi, un po’ rifletti, un po’ te ne frega, e così rimandi.
Rimandando non è che cambia l’idea delle altre persone, che continuano inesorabilmente a credere che tu ti sia presa un cane perché non hai avuto figli, sfigata, ma perché invecchiando, di quello che pensano gli altri, te ne frega sempre meno. Fino a quel giorno benedetto, nel quale proprio non te ne importa nulla.
Ci ho pensato eh ? al fatto se un cane sostituisce un figlio.
Ci ho pensato a lungo. Perché delle volte sono caduta in confusione.
Io non posso rappresentare tutte le donne senza figli. Ma ne rappresento una parte. Non so quante siamo.
Donne che hanno deciso di non avere figli e hanno un cane.
Perché io ho deciso di non avere figli. E non mi sono mai pentita. Neanche per un attimo.
Esattamente come una donna che nella maternità si sente realizzata e alla nascita dei suoi figli raggiunge l’apice della felicità. Ecco in verità io ho sempre avuto un altro desiderio. Quello di trovare l’uomo giusto e invecchiare con lui. Noi.
Ho un immenso rispetto per le mamme e per chi diventa mamma per scelta. Per amore. Per desiderio di futuro. Per tramandare tradizioni, cognomi, saggezze, conoscenze, ambizioni, territori.
Ma niente, a me non è mai importato.
Ma questa scelta ho dovuto tacerla a lungo. Sembra una bestemmia. Per cui alla fine nessuno ti chiede perché il figlio non arriva nel terrore di ferire una donna o una coppia incapace di procreare, se si scopre che non metti al mondo un figlio per scelta il complimento più gentile è egoista. Il resto è un festival di insulti.
Quando è arrivato Byron, non era proprio palese che volesse sostituire un figlio.
Si, insomma, non è che uno parte da un anziano, malato, un po’ tossico, pieno di fobie. Siccome il cane lo puoi scegliere, cerchi che non sia proprio della peggior specie.
Poi Byron incuteva soggezione, per cui più che figlio, per me era padre.
Prince quando è arrivato… era palese che era il fratello minore o un gran buon amico.
Se proprio dobbiamo fare similitudini umane. Troppo simpatico, allegro, gioviale. Uno con cui vai a bere un Prosecco.
Ma poi è arrivata Happy. E io ho cominciato a dire frasi del tipo … “Vieni Happy dalla tua Mami”.
Ecco, spacciata.
Poi è arrivato Goldie e lì sono proprio caduta su tutte le mie convinzioni.
Il mio bimbo indaco lo chiamo, adesso lo chiamo Ciccio Ciccio. Figuriamoci come sono messa.
Ma il baratro vero è giunto con Cheyenne… il mio “ceciulin”…
Ma dai… donna capricorno tutta d’un pezzo… guardala qua a tenere in braccio Cheyenne come fosse un bambino.
Ussignur sta a vedere che alla soglia dei cinquantanni mi viene il senso materno.
Ecco vedi, hanno sempre ragione gli altri.
Ho preso un cane, anzi 5, (una carezza a Byron) perché non ho avuto figli. E ho sempre mentito a me stessa.
E lo scopro adesso. Sono spacciata.
La cosa ancora più grave è che in futuro, non so quando, ma il desiderio è quello di portare in famiglia un Pepulin (PLI ndr).
E viste le dimensioni e la dipendenza dall’umano, sento di cavalcare un desiderio di maternità senile.
Invece NO !
Un figlio non è un cane e un cane non è un figlio.
Non per me. E credo per nessuna donna che abbia scelto di non procreare.
Ma credo nemmeno per le altre. Quelle a cui è stata privata, per mille motivi, la gioia della maternità.
Non conosco il sentimento che si annida nel ventre di una donna che ha tanto desiderato essere madre. Ne conosco tante, e rispetto in silenzio il loro essere donna.
Perché una donna è donna, anche se non è madre. Prima e soprattutto è donna.
Un uomo è un uomo e un cane è un cane.
In verità io riassumo così il mio bisogno di vivere con un cane.
Perché ricordatevelo sempre, un cane si prende per soddisfare un proprio bisogno. Non raccontatevi nessuna storia… preso per il bambino, per fare la guardia, per salvarlo dal canile.
Al bambino si comprano giochi. Per le case ci sono gli allarmi, ed il canile non è sotto casa tua.
Ci sei andato con un intento.
Possesso. Senza ma e senza se.
Devozione. Senza doverla meritare.
Fedeltà. Senza doverla ricambiare.
Finché morte non ci separi. Ma non una vita intera, perché sarebbe troppo lunga.
Qualcuno che ti segua senza chiederti perché. Qualcuno che ti ascolti senza controbattere.
Una fisicità silenziosa, ma disponibile.
Ad un cane chiediamo cose molto diverse da quelle a cui chiediamo ad un figlio.
Io non so, ma io vi dico quello che sento con i miei.
Tenerezza, commozione, empatia, collaborazione, competizione, gioia.
Io amo i rapporti silenziosi. Nei quali non servono tante parole.
Ho un carattere pragmatico. Talvolta duro. Sono figlia unica di un padre che desiderava un maschio.
Avrei dovuto essere un metalmeccanico nel suo immaginario.
Sono cresciuta così. Per cui i cani della mia vita sono sempre stati pastori. Ci assomigliavamo.
Poi si cresce. Gli spigoli di ammorbidiscono.
Ma non ho mai confuso un cane per una persona.
Mi prendo cura di loro come fossero figli, faccio sacrifici nella mia vita come si fanno solo quando hai figli, rinuncio a cose, a situazioni, come quando hai bimbi piccoli.
Ma è diverso.
Loro dipenderanno da noi tutta la loro vita.
E’ questo che li rende totalmente diversi. Quando inizi la tua avventura con un cane sai che finirà il giorno della sua morte. Né un giorno prima né un giorno dopo.
E’ li tutta la diversità.
E su questa differenza si percorrono strade totalmente diverse.
Poco importa che certe situazioni siano simili, lo siano le parole, lo siano i gesti o i rituali.
Io non sento di umanizzare Cecio se lo chiamo dicendogli “Vieni dalla tua mami”. Mi piace sentire le parole che pronuncio, mi piace sentire la dolcezza nel tono della mia voce, mi fa sorridere il vocabolario che uso.
Come mi piace dormire con loro, o viaggiare in auto portandoli sul sedile anteriore, solo per sbirciare le loro espressioni.
Ci sono dei momenti che adoro. Quando sono fuori casa e dentro sento fare lunghe chiacchierate e lunghi discorsi. Disquisizioni. “Con chi eri al telefono ?” “ Non ero al telefono”. “Ma ti ho sentito parlare”. “ Ah no spiegavo a Prince come si fa ad accendere il camino quando la legna è umida”.
Ah ecco, giusto.
E’ il nostro bisogno di parlare da soli. Io da figlia unica conosco questo gioco a memoria.
Ma parlare con un cane è decisamente molto più gratificante.
Puoi essere te stesso.
Possesso. Senza ma e senza se.
Devozione. Senza doverla meritare.
Fedeltà. Senza doverla ricambiare.
Sono amori diversi, vite diverse, emozioni diverse, ambizioni diverse.
Possono assomigliarsi, avere un vocabolario uguale, possono apparentemente essere confuse talvolta.
Ma no, un cane non sostituisce un figlio. Ma neanche viceversa.
Ma questa è la mia storia.